L’archivio dello scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez, scomparso lo scorso 17 aprile all’età di 87 anni, feroce critico dell’imperialismo americano, tanto da non ricevere per lungo tempo il visto per viaggiare negli Usa, è stato acquistato dall’Harry Ransom Center dell’università del Texas, che ha sede ad Austin. Né la famiglia dell’autore premio Nobel per la letteratura 1982 né l’ateneo hanno fornito notizie sul prezzo pagato per l’acquisizione, come precisa il “New York Times”, che cita come fonte uno dei figli del romanziere, Rodrigo Garcia Marquez.
L’archivio contiene numerosi manoscritti, taccuini e diari, album fotografici, carteggi con numerose personalità e cimeli appartenuti all’autore del capolavoro “Cent’anni di solitudine”, come due macchine da scrivere Smith Corona e cinque computer Apple. Le carte di Garcia Marquez andranno a far compagnia al Ransom Center a quelle già possedute di altri giganti della letteratura del XX secolo, come James Joyce, Ernest Hemingway, William Faulkner e Jorge Luis Borges.
I materiali presenti nell’archivio riguardano tutti i più importanti libri di Garcia Marquez, da “Cent’anni di solitudine” (1967) – rappresentato dal dattiloscritto inviato all’editore spagnolo con il frontespizio scritto a mano e poche correzioni – fino a “We’ll See Each Other in August”, il suo romanzo incompiuto di cui esistono almeno dieci versioni. Gabriel Garcia Marquez aveva espresso più volte dubbi sull’opportunità che gli studiosi potessero gettare lo sguardo nelle sue carte autografe, tanto che il suoi biografo Gerald Martin nel 2009 rivelò che l’autore aveva distrutto le note preparatorie di “Cent’anni di solitudine”.